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CANE CHE ABBAIA NON MORDE. IL FILM D'ESORDIO DI BONG JOON-HO DISTRIBUITO DA PFA Featured
Grazie a una sceneggiatura molto dinamica e non rinunciando affatto a un realismo della messinscena frutto di scelte registiche coraggiose (l'uso frequente dello zoom per isolare il nucleo drammatico di una scena, la macchina a mano e l'accelerazione nelle sequenze degli inseguimenti, la profondità di campo degli ambienti), il regista descrive con attenzione i suoi personaggi in un percorso di svelamento doloroso delle proprie individualità, un iter di sofferenza necessario. Perché la solitudine si combatte solo con verità..
“Cane che abbaia non morde” si può definire un film satirico in stile commedia nera.
Con la regia di ong Joon-ho (Barking Dogs Never Bite) è stato ridistribuito dopo 20 anni e per molti versi potrebbe essere considerato un’anticipazione delle tematiche che si manifestano nel suo film premiato agli Oscar: “Parasite”.
Infatti in entrambi è presente una sua visione di persone molto bizzarre e di strani segreti all’interno di uno spazio occluso, come il seminterrato nel primo lungometraggio di Bong Joon-ho.
Il film è per la prima volta nelle sale italiane grazie a PFA, che molto probabilmente ha individuato il film come uno degli esordi più originali del cinema coreano del nuovo millennio.
Il fulcro della storia parte da una vicenda umana piuttosto anonima, che però ha la forza propulsiva di generare quella serie di meccanismi, che conducono alla creazione di un giallo dai risvolti più macabri e emblematici di una umanità debole e frustrata.
Non è un caso che il regista, anche autore della sceneggiatura del film abbia deciso di partire da una vicenda individuale di un uomo in prenda alla frustrazione e alla nevrosi, Bong dipinge con una vena macabro-ironica e un sarcasmo disarmante l’asfissiante microcosmo di una triste borghesia cittadina vittima dell'insoddisfazione e della povertà.
Tutto gira attorno al protagonista Yoon-ju, un ricercatore universitario che vive con la moglie in un piccolo appartamento di periferia. Benché la coppia sia in attesa del primo figlio, Yoon-ju è frustrato dal fatto di non essere ancora riuscito a farsi assegnare una cattedra. Improvvisamente si convince che la causa principale del suo malessere sia il continuo abbaiare dei cani appartenenti ai suoi vicini e per questo decide di iniziare a eliminarli.
Commette dei brutali e ridicoli delitti dei poveri animali, ben due (scene surreali ma disturbanti per gli amanti dei cani) viene però casualmente scoperto da una ragazza, che tenta di acciuffarlo senza però riuscirci.
La situazione sembra precipitare quando la moglie di Yoon-ju decide a sua volta di prendere un cane, mentre la ragazza testimone di uno dei delitti continua a cercarlo...
Partendo dalla vicenda individuale di un uomo in prenda alla frustrazione e alla nevrosi, Bong dipinge con ironia e sarcasmo l'alienante microcosmo di un piccolissima borghesia cittadina in preda dell'insoddisfazione e della povertà. E' proprio tra gli anonimi palazzi di questa periferia dall'anima nera seppur molto banale, che si annidano i sentimenti mostruosi che facilmente sfociano nella violenza sulla natura e nell'ipocrisia dei rapporti umani.
Grazie a una sceneggiatura molto dinamica e non rinunciando affatto a un realismo della messinscena frutto di scelte registiche coraggiose (l'uso frequente dello zoom per isolare il nucleo drammatico di una scena, la macchina a mano e l'accelerazione nelle sequenze degli inseguimenti, la profondità di campo degli ambienti), il regista descrive con attenzione i suoi personaggi in un percorso di svelamento doloroso delle proprie individualità, un iter di sofferenza necessario. Perché la solitudine si combatte solo con verità.
Ciò che colpisce maggiormente sono però le tematiche e la loro particolarità come quella della crudeltà sugli animali (vagamente ispirato al romanzo per bambini del XIX secolo A Dog of Flanders di Marie Louise de la Ramée, molto popolare in Corea) o la rozza esplosione delle pulsioni umane.
Il film è molto stravagante, farsesco e cupamente realista. I protagonisti del film, i cani, potrebbero abbaiare, ma quelli che mordono sono gli esseri umani: venali, corrotti, depressi, senza nessun precetto morale che possa mostrargli la verità, tanto da non avere altro che loro stessi da incolpare per aver vissuto una vita da cani.
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